Il Petraio dal quartiere del Vomero fino a Chiaia
Questo percorso prevede una bella passeggiata che ci conduce dal Petraio, sito al Vomero passando per il Corso Vittorio Emanuele, arrivando sino ai Quartieri Spagnoli.
Cominciamo a percorrere le 503 scale del Petraio, a cui si può arrivare con la funicolare da Montesanto e fermata Morghen.
Ma prima di iniziare una curiosità sul toponimo Vomero. Il nome risale al Cinquecento e alla sua origine agricola. Forse le origini derivano da un gioco che i contadini facevano nei giorni di festa, utilizzando il vomere dell’aratro. La gara consisteva in chi riuscisse a tracciare il solco più diritto. Altra curiosità del quartiere Vomero, oggi caotica zona di Napoli, è la rinomata coltivazione di broccoli.
Ma cominciamo la nostra discesa lungo le scale del Petraio, subito un panorama mozzafiato ci colpirà, abbiamo imboccato i primi gradoni, vediamo un corrimano centrale e scale abbastanza ripide. Ci guardiamo intorno e ci colpiscono i tanti palazzi dai colori diversi, le scale risalgono al XVI- XVII secolo e vanno a sostituire un lungo canale pieno di ciottoli e fango, quando pioveva, che prima era situato in questo lungo percorso della città di Napoli.
Le scale servivano per collegare il quartiere del Vomero con il quartiere Chiaia. Arrivati al Largo Petraio possiamo ammirare anche la Vigna di San Martino con sette ettari di vigneti, oggi visitabile su appuntamento. Ci colpiscono anche i colori delle case in stile liberty, come la particolare Villa Mellucci.
La particolarità di questo palazzo, realizzato dall’ingegnere Luigi Mellucci nel 1924, che ci visse con la sua famiglia, è il fatto che segue la curva delle scale. Queste scale conducono da un lato, in Via Santa Maria Apparente. Lo stile liberty napoletano caratterizza questa villa.
Procediamo ancora un po’ andando verso la sinistra per arrivare ai Quartieri Spagnoli.
Ed ecco che si apre alla nostra vista la Chiesa di San Carlo alle Mortelle, risalente al Seicento, che si trova poco distante dal Corso Vittorio Emanuele. Al suo fianco, vi era il Collegio dei barnabiti, oggi sede del Municipio. Esso ospitò personaggi di spicco quali il pittore, Domenico Morelli e lo scrittore Antonio Altamura.
Qui Carlo III vi istituì un laboratorio di pietre dure ed una fabbrica di arazzi. Se arrivate qui la Chiesa merita una visita. È un vero gioiello.
Il nome delle Mortelle ha due possibili origini, le coltivazioni di mirto sulle colline e la proprietà dei palazzi da parte della famiglia De Troyanis Y Mortella. Insomma qui c’era davvero tanto verde, e certamente oggi è difficile da immaginare.
Anche nel Collegio, sopra San Carlo alle Mortelle si coltivavano agrumi, piante ornamentali, cetrangolo, olive e tanti altri prodotti. Era proprio grazie ai religiosi che veniva curato il verde. Anche il convento di San Nicola da Tolentino, poco distante sulla collina del Vomero, aveva tanti alberi da frutta ed agrumi.
Facciamo ancora qualche passo e ci imbattiamo nell’ultima dimora dell’illustre scrittrice Eleonora Pimentel Fonseca, ristrutturato e riportato al suo colore ocra originario.
La nobildonna di origini portoghese è stata esponente della Repubblica di Napoli e morì nel 1799. Direttrice del giornale Il Monitore nel breve periodo della repubblica di Napoli. Sposò nel 1778 Pasquale Tria de Solis, tenente del Reggimento del Sannio.
La donna era molto colta e spregiudicata, accettò il matrimonio combinato dalla sua famiglia, ma dopo storie di violenza e dissidi si separò dal marito, dopo aver sofferto anche per la morte del suo unico figlio, Francesco, che scomparve a soli otto mesi.
A lui dedicò uno struggente sonetto. Il 17 agosto del 1799 per aver partecipato alla rivoluzione partenopea fu condannata a morte per tradimento ed impiccata in Piazza Mercato, insieme ad altri personaggi di spicco, come Gennaro Serra di Cassano.
Ancora un po’ di strada, attraversiamo la strada che porta su Via Chiaia, attraverso Palazzo Brandi, dove ebbe origine la Pizza Margherita.