Parco archeologico sommerso di Baia Pozzuoli
Lungo il litorale tra Bacoli e Pozzuoli c’è un mondo da scoprire, sono i resti della città romana scoperta alla fine degli anni sessanta. Si tratta dei resti del Palazzo imperiale dell’imperatore Claudio.
Approfittando della bella giornata di sole siamo andati sul battello Cymba che ormeggia nel porto di Baia. Il battello è dotato di uno scafo con vetri che permettono ai naviganti di ammirare lo spettacolo e quasi di poter toccare i tanti pesciolini.
Lasciati gli ormeggi abbiamo proseguito in mare fino ad arrivare a lambire il fondo del porto che vede da un lato Punta Epitaffio e dall’altro il Castello Aragonese. Proprio perché Baia fu per secoli il luogo associato all’otium qui da furono costruite ville lussuose sin dal I secolo a.C.
Baia è anche ricca di sorgenti termali ed è per questo motivo che molti imperatori vi hanno dimorato.
Quello che abbiamo ammirato si trova a circa sei metri di profondità sormontato dal costone di tufo di Punta Epitaffio e la natura lussureggiante.
Simbolo del Parco Sommerso di Baia è il Ninfeo di Punta Epitaffio ma anche ben riconoscibile il basolato della strada che accompagna il visitatore. Ne fanno parte tante strutture riconducibili all’imperatore Adriano, che commissionò lavori di ampliamento di un giardino circondato da finestroni e nicchie con semicolonne.
Tanti i progetti che si sono succeduti per studiare i fondali marini del Parco Sommerso di Baia, tra questi ricordiamo il progetto MUSAS che ha studiato sia il Ninfeo di Punta Epitaffio sia il sito della Villa dei Pisoni. Successivamente è stato restaurato il mosaico dei lottatori.
Molti i ritrovamenti effettuati sul fondo del mare, tra i ruderi della Villa dei Pisoni è stata rinvenuta una condotta idrica in piombo recante l’iscrizione “ L.Pisoni”.
La particolarità di questa zona è legata al noto fenomeno del bradisismo che interessa l’area. Ma sicuramente resterete affascinati dalla storia del Ninfeo di Punta Epitaffio, un triclinium che fungeva da sala per i banchetti le cui statue sono state trasferite nel Museo archeologico dei Campi Flegrei ricostruendo anche l’ambiente.
Accompagna la bellezza dei reperti archeologici quella degli ecosistemi marini, con le Posidonie oceaniche e il fondale ricco di organismi bentonici che colonizzano le rocce calcaree.
Nel 2002 sono state istituite aree protette insieme al Parco sommerso della Gaiola.